23/01/10

Ali d’Acqua XII

Spiaggia BN

La spiaggia deserta

di Robi & Samy California

Melville planò con grazia sulla battigia, saltellando una, due volte, finché l’inerzia dell’atterraggio non fu assorbita dalla sabbia, quindi scosse le piume della testa e si lisciò le ali, con rapidi colpi di becco finché, soddisfatto, si fermò a osservare la spiaggia, e il mare di fronte a lui.
Gonfiò il piumaggio, faceva fresco a quell’ora, che non era ancora sera ma non era nemmeno più giorno, e l’immobilità dell’aria, la piatta superficie dell’Oceano, e la distesa di sabbia bianca ai suoi lati, che sembrava infinita, contribuivano ad accrescere quella sensazione di freddo, che iniziava a insinuarsi fra le sue ossa cave. Quella era l’ora in cui, di solito, arrivavano i suoi amici, i due buffi umani che si tenevano sempre per mano, e sedevano sul divano rosso a ridosso del bagnasciuga, emettendo strani suoni che sembravano una sorta di linguaggio, ma che Melville non riusciva a comprendere. Solo che, stasera, i suoi amici non c’erano, e il gabbiano intuiva forse non sarebbero venuti.
Melville aveva sempre abitato la spiaggia, che esisteva da sempre, a quanto ricordava, come da sempre c’era lui, lì, ad osservarla formarsi. Quando lui arrivò, la spiaggia era un deserto di immagini sfocate, fatto solo di rocce, gelide come l’acqua del mare che le circondava. L’alito caldo del vento che nasceva dalle ali dell’Arcangelo ancora non c’era, come non c’erano, a formare le onde, le correnti che la Figlia dell’Oceano alzava fino al cielo.
Arrivarono lentamente, e ai primi soffi di vento le rocce lasciarono spazio a un lembo di sabbia bianca, mettendosi ai lati, per far sì che le onde modellassero la spiaggia, in attesa che i suoi amici, finalmente, arrivassero e ne prendessero possesso. Perché era stata creata a loro immagine, la spiaggia, prima ancora che loro fossero creati, e per loro, e loro soltanto, esisteva.
Li vide, un giorno di inizio estate, che si scambiavano sguardi e sorrisi tenendosi le mani, seduti su una di quelle rocce. C’erano ancora le ali sulla schiena di Lui, e la coda con la pinna, al posto delle gambe di Lei. Era l’inizio di una magia, che presto divenne amore, un amore che li avrebbe portati a rinunciare a parte della loro natura eccezionale, ma gli avrebbe donato la possibilità di vivere l’Uno per l’Altra. E quella spiaggia sarebbe esistita finché loro sarebbero stati in grado di raggiungerla.
Il che rendeva Melville in qualche modo fiducioso: anche se stasera i suoi amici non si erano visti, questo non significava non sarebbero più venuti, sulla spiaggia bianca. Forse erano impegnati altrove, ma la spiaggia esisteva ancora. Ed era la loro spiaggia. Altri posti simili, o completamente differenti, esistevano da altre parti, per altri amici, di altri gabbiani -Melville tendeva a rapportare a sé ogni forma di vita, che non fossero i suoi amici, per questo ragionava così - lo sapeva, ma quella spiaggia bianca era solo per quei due che si tenevano per mano, sedendo sul divano rosso a ridosso del mare.
Melville spiccò un salto, e volò fino al divano, dove si adagiò, mettendosi comodo. Aveva visto formarsi quel divano, lentamente lo aveva osservato sorgere dalla sabbia, in attesa che i suoi amici potessero infine sedervi, e aveva visto il mare gonfiarsi, e il cielo coprirsi di nuvole chiare, mentre quel momento si avvicinava. Avrebbe custodito lui quel posto, finché i suoi amici non fossero tornati, si sarebbe seduto lui sul divano rosso, aspettando il loro ritorno.
Mentre seguiva il filo dei suoi pensieri, Melville sentì, o meglio, percepì, un cambiamento nell’aria. Si era alzato un soffio di vento, caldo, che proveniva dalla spiaggia, diretto verso la superficie del mare, che iniziava a incresparsi. Il vento correva forte sopra di lui, portando con sé le ombre veloci provenienti dalla spiaggia, e alzando lo sguardo, il gabbiano vide che le nuvole si stavano addensando, ad est, e lentamente si abbassavano sull’Oceano. Il mare si agitava sotto il violento soffio del vento, quasi volesse accelerare il moto delle onde, aumentandone il volume, l’altezza e l’intensità.
Pareva quasi che onde e nuvole cercassero di toccarsi: un contatto, un abbraccio.
Melville gonfiò le piume, bianche come la sabbia della spiaggia, e sorrise. Intese quel vento come un richiamo da parte dei suoi amici: non erano lì, ma si cercavano, onde e nuvole si compattavano abbracciandosi nello stesso modo in cui lui aveva tante volte visto fare l’Arcangelo e l’Ondina.
I suoi amici sarebbero tornati, ne era sicuro…
Scosse le ali sorridendo, e le schiuse, alzandosi in volo verso l’orizzonte.

1 commento:

  1. Onde e Nuvole che si smuovono in cerca di un contatto, in cerca di qualcosa che possa unire ancora l'Arcangelo e l'Ondina. Forse la spiaggia resterà deserta per sempre, perchè era stata creata per loro, e loro non ci sono più, ma Cielo e Oceano saranno sempre lì, pronti ad abbracciarsi, ogni volta che l'uno cercherà l'altro, uniti per sempre dal bacio dell'Orizzonte, che li divide ma non li separa.

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