28/12/09

Orizzonti

Orizzonti

 

Quando i raggi di Sole toccano

i confini dell’Orizzonte,

il profumo d’Estate fascia

l’Aria frizzante del Tempo

sospeso in un istante d’Estasi infinita.

 

Avvolta tra i suoni muti del Cielo terso,

rotolando sul tappeto Blu

che accarezza i piedi al Paradiso,

la scia dell’Uragano -soffice di nuvole-

segue lo spazio lasciato aperto da un Vortice

d’Aria liberato dall’Armonia di un Sabato pomeriggio,

che attende la Domenica per far Festa.

 

Dall’Alto della cresta di un’Onda

l’ Orizzonte dei Mondi sale

in groppa al Futuro cavalcando

il presente sospeso a mezz’aria

tra i turbini delle Stelle,

che raggiungerà per sposare

il Cielo di Primavera

e profumare i Figli coi colori

dell’Estate Infinita.

 

 

Buon 28 Dicembre Amore mio

     

        Ti Amo Roberto

         

     Samanta

28 Dicembre 2009


Sentieri di Luce che tracciano la Strada per Domani...
Sublimazione, Benedizione, Addizione...
Un movimento verso di Te, il Tuo movimento verso di me.
Voglio comandare il Tempo.
Voglio abbracciare il Destino.
Voglio sentire il morbido Urlo della Completa Perfezione.
L'odore, il calore, i colori dell'Onda.

Danza a piedi nudi, in simbiosi con il Moto del Mondo, libera dalla Forza di Gravità,
Piccola mia.
Chiudi l'Ultimo Anno Distante nello Scrigno della consapevole esperienza, apri la porta della Nuova Casa, entra.

Buon 28 Dicembre Amore mio

Ti Amo Samanta

Roberto

25/12/09

Ali d’Acqua IX

 Flashback: Il Cancello d’Oro

- Perché sei qui? - chiese l’Arcangelo all’Ondina, che lo fissava coi suoi occhi verde intenso, rimanendo a braccia conserte, parzialmente in ombra sotto l’arcata del Golden Gate Bridge.
- E tu? Anche tu non è un caso sia stato mandato... - disse lei, mentre giocherellava col piede, smuovendo la ghiaia che ricopriva il terreno a ridosso del ponte. A Gabe parve stesse scrivendo qualcosa, o disegnando figure, ma non ne era sicuro, e distolse lo sguardo, tornando a concentrarsi su quegli occhi di smeraldo, profondi ed enigmatici. Non ne aveva mai visti così, nelle Alte Sfere nessuno aveva gli occhi verdi.
- Una missione, un compito... qualcosa del genere - rispose.
- Lo stesso per me.
- Da dove vieni?
La ragazza volse la testa verso la Baia, di là dal ponte, e oltre, indicando con la mano l’Oceano, che si stendeva sotto una coltre di nebbia -la consueta, soffice nebbia color arancio delle albe a San Francisco.
- Credevo fossi di Los Angeles! - scherzò Gabriel, che aveva capito. Era una Figlia di Atlantide. Una delle più belle, probabilmente, si sorprese a pensare. Gracelyn rise a quella battuta.
- E io credevo invece quel posto fosse casa tua, la città degli Angeli... - sorrise. Aveva capito anche lei.
- Shhhh... - Gabe le intimò silenzio, portandosi l’indice alla bocca. C’erano segreti che era meglio non rivelare. Il Leviatano poteva essere in ascolto. E anche il Kraken, a questo punto, perché la presenza dell’Ondina, considerò Gabriel, poteva significare solo una cosa: che la minaccia, stavolta, era doppia. I Servi delle Tenebre stavano per scatenare l’inferno sulla Terra, su ogni fronte, e come il Capo aveva mandato lui, dalle Alte Sfere, così le profondità dell’Oceano si erano aperte, e una delle Figlie dell’Acqua era salita in superficie, e ora lo stava guardando, giocherellando con la punta del piede -o forse scrivendo, o disegnando qualcosa- col ghiaino del Golden Gate Park.
Era la prima volta che un Arcangelo incontrava un’Ondina, e se spesso i Signori della Luce si erano alleati, lo avevano fatto ad alti livelli, collaborando tra loro, e agendo sempre per vie misteriose, difficilmente comprensibili ai loro sottoposti.
- Pensi che il nostro incontro sia un caso? - chiese Gabe, muovendo un passo verso di lei.
Grace si ritrasse istintivamente, poi si fermò, e lasciò che l’Arcangelo si avvicinasse. Quando fu a meno di un metro da lei, rispose:
- Penso sia un miracolo - disse - quello che può salvare il mondo... quello che... - abbassò lo sguardo a terra, e cancello col piede il disegno -o la frase- che aveva tracciato sulla ghiaia.
Gabriel le prese le mani. Tremavano leggermente, ma strinsero le sue, forte, come una promessa silenziosa.
- ...Quello che può salvare il mondo, quello che può dare un senso al mio mondo... - disse l’Arcangelo.
- Quello che sta già dando un senso al mio - disse l’Ondina.
Continuarono a fissarsi negli occhi, in silenzio, per lunghi minuti, mentre l’alba diventava il mattino, e la nebbia si alzava, sopra la Baia, lasciando intravedere l’Oceano, e pigre nuvole in lontananza, che lambivano l’acqua, e sembravano baciare le onde.

Da qualche parte, fra la Città degli Angeli e San Francisco, l’acqua si ritrasse, rivelando una piccola striscia di Sabbia Bianca.

- Era previsto si innamorassero? - chiese il Signore di Atlantide, battendo lo scettro contro lo schermo incrostato di corallo, che come sempre funzionava quando pareva a lui, nemmeno fosse dotato di propria volontà.
- Non lo so - rispose il Capo delle Alte Sfere, con una risatina sottile.
- Si, certo - continuò il Re dei Flutti, sbuffando - Tu non lo sai... Tu che non sai qualcosa...
- Mettiamola così - rispose il Capo - Gabriel e Gracelyn sono le controparti Luminose di Leviatano e Kraken. Il loro amore potrà unirli ancora di più, nella battaglia, garantendo maggiori probabilità alla vittoria finale.
- Tu parli sempre per enigmi... ce la faranno quei ragazzi? - Il Signore di Atlantide si lisciava la lunga barba, pensoso.
- Sei preoccupato per tua figlia, Poseidon?
- Si, certo, ovvio! Che domanda! Sarei un incosciente se...
Il Capo sorrise, e lo schermo, per una volta, stabilizzò l’immagine, che parve diventare tridimensionale, nella sala comandi di Atlantide.
- Non preoccuparti - disse il Capo delle Alte Sfere - sono in gamba quei due ragazzi. I migliori. E questo, lo so per certo, credimi.
- Un atto di fede?
- Una promessa da Dio a dio.

 Buon Natale a Tutti i Mondi

19/12/09

Ali d’Acqua VIII

Water Wings 9

La Luce e le Tenebre

di Robi e Samy California

Fissava l’orizzonte, quella linea indefinita che era mare, ma era anche cielo, laggiù, in fondo allo spazio senza confini che circondava la Spiaggia Bianca, sul quale la nuvola, che era anche uno scoglio, svettava, a pochi metri dal divano rosso che conservava ricordi e promesse.
Fissava l’orizzonte, Gracelyn, con il vento a sussurrarle canzoni fra i capelli, e la lunga gonna verde che accarezzava la nuda roccia ai suoi piedi.
Era serena, come sempre quando si trovava in quella dimensione fra sogno e materia, ma un’ombra di inquietudine le ombreggiava la linea perfetta delle sopracciglia, sopra gli occhi color smeraldo, dentro cui si riflettevano le prime scintille dell’aurora. L’incontro col Kraken, pochi istanti prima, secoli secondo le percezioni di quella dimensione sospesa, l’aveva turbata.

Una vaga luminescenza, che pareva scaturire direttamente dalla roccia ai suoi piedi, l’avvolse, lentamente, mentre saliva e cresceva in dimensioni, circondandola, seguendo la linea del suo corpo, addensandosi all’altezza del petto e delle braccia, formando una figura che ricordava delle ali di luce diafana.
La figura si fece più definita, le ali la cinsero in un abbraccio dolce e pieno di calore, e Gracelyn salutò Gabriel, con un bacio pieno di mille parole non dette.

- Ciao amore - disse l’Ondina.
Gabe rispose al saluto con un sorriso pieno di gioia trattenuta. Qualcosa, evidentemente, preoccupava anche l’Arcangelo. Grace l’aveva percepito, ancora prima di chiamarlo nella Spiaggia Bianca, grazie al loro legame telepatico, e immaginava quale fosse la causa di quell’inquietudine.
- L’hai visto? - chiese Gabe.
- Si.
Gabriel annuì, prendendola per mano, e accompagnandola sul divano, dove si sedettero. Grecelyn appoggiò la testa sulla spalla del suo Angelo, cingendolo col braccio.
- Ho sentito uno strappo nel nostro legame - riprese Gabriel - e per un momento...
- Quando quel mostro ha aperto il suo occhio - lo interruppe lei, premurosamente - ho perso i miei poteri telepatici.
- Si, l’ho pensato subito... quando poi il legame si è stabilizzato di nuovo... grazie al Capo...
Grace rise, con la sua voce d’argento piena di sfumature - Dici sempre così? “Grazie al Capo”? - riusciva sempre, con una battuta, a tranquillizzarlo.
Gabe sorrise a sua volta - Deformazione professionale.
Rimasero per un attimo in silenzio, poi Gabe le chiese:
- Cosa ne pensi? Voglio dire? Perché ora? Perché quest’alleanza fra Kraken e Leviatano? E perché noi? Perché tocca a noi due affrontarli?

A quella domanda Grace si sollevò dal petto di Gabe, poggiando il gomito sul divano, e fissandolo con aria preoccupata.
- Kraken e Leviatano... – disse pensosa - ...credo che la loro alleanza arrivi da qualcosa di più grande. E’ il loro Capo che li ha messi insieme, Gabe, perché sono i due esseri più malefici e distruttivi che ha creato. Ha fatto proprio come hanno fatto i nostri Capi, si sono alleati unendo le loro forze, che poi è un unica forza, quella del Bene. Non so perché abbiano scelto proprio noi, forse perché siamo i più tenaci, il male non ci ha mai spaventati e non abbiamo mai mollato, finché non abbiamo portato a conclusione le nostre missioni...
Gabe vedeva nei suoi occhi tutto lo sgomento che l’Ondina aveva provato, alla vista del Kraken e quello che il Mostro aveva cominciato a fare, in fondo all’oceano, e la guardava con tenerezza, come se volesse dirle che a proteggerla ci sarebbe stato lui, col suo amore, oltre che con la sua spada. Ma non poteva, non quella volta. Quella volta, lo sapeva benissimo anche lui, la situazione era diversa da tutte le altre. Non disse niente, e la attirò a sé, stringendola.
- Che succederà se stavolta non riusciremo a sconfiggerli, Gabe? Il Male ha scelto il momento adatto per non fallire nel suo intento. Il mondo cade già a pezzi da solo, basta scuoterlo un po’ e crollerà del tutto. Dare il colpo di grazia adesso è più facile che mai...
- Ce la faremo amore – le disse, dandole un bacio sulla fronte
– Noi siamo i buoni, e i buoni vincono sempre, alla fine…
Grace alzò gli occhi e gli sorrise; pensò che Gabe fosse incredibile, riusciva sempre a rassicurarla e a darle la forza necessaria per fronteggiare le difficoltà, anche quando avvertiva le stesse paure e le stesse incertezze che turbavano lei.
- Sì amore, ce la faremo. Perché a lottare siamo noi due, noi due insieme. E questo basterà.
Grace gli diede un bacio e sorrise ancora, quelle poche parole di Gabe l’avevano resa fiduciosa, e i dubbi e le paure che aveva avuto alla vista del Kraken erano spariti. Perché con lei c’era Gabriel, e insieme avrebbero trovato il modo di vincere anche questa ennesima battaglia, che probabilmente era la più difficile di sempre.
Si strinse nel dolce abbraccio del suo Arcangelo, e chiudendo gli occhi si lasciò cullare dai battiti del suo cuore.

Mare d’Inverno

ondina

 

Spuma di bianche Perle avvolte in Onde vivaci,

batte e corrode la Roccia -stanca sentinella di Mare-

incrostandole il Cuore di arguta Salsedine,

a proteggere i suoi Battiti accelerati

e arrugginiti dal Tempo.

 

Sospiri di Vento celati tra Nuvole e Sogni,

affondano tra l’ebbrezza

di Correnti Sottomarine

che si alzano ad accarezzare il Cielo

con Ali d’Acqua, aperte a sorvolare

l’Orizzonte appannato dai vetri

opachi della notte,

in cerca di Stelle ai confini del  Mare.

 

Come la Fenice risorge

tra il Fuoco delle sue ceneri,

l’Anima del Mare riemerge

tra i tumulti impetuosi

delle notti d’inverno,

ricostruendo la Città sommersa

dalla furia dell’Onda Anomala,

chiamandola col Nome

che le è sempre appartenuto.

11/12/09

California Baby





 

Quando sarà grande, saprà di essere stato concepito per Amore.

Quando lo saprà, capirà perché, di notte, si sente il vento leggero accarezzare le foglie degli alberi, e perché queste rispondono con teneri bisbigli, che sembra dicano: "Benvenuto. Resta quanto vuoi, sorridi quanto puoi, credi più che puoi.

Non sarà mai abbastanza.

Ama con tutto te stesso chi ti ama.

Non sarà mai troppo".

 

Roberto Sonaglia

Two Voices speaking as One

Ti Amo,

in questi giorni, quando sentirai la mia mancanza, chiudi gli occhi...

Lascia che le note di quella canzone, sussurrino un abbraccio…

la dedica del mio pensiero.

E io sarò lì.

Tu pensa che senza quelle note saranno Raggi di Sole… che splenderanno anche di notte, perché non passerà momento in cui non sarò tra le tue braccia.

Splenderò per te, Amore…

E non passerà momento senza un Raggio di Sole: un pensiero, una carezza e un bacio. 

So che tu farai lo stesso e sentirò le Onde del Mare parlarmi.

 

Le Onde del Mare ti accarezzeranno il viso e ti diranno Ti Amo ogni secondo.

Il Sole ti illuminerà e ti scalderà col suo abbraccio, giorno e notte,  ogni istante ti dirà Ti Amo  e avrà la mia voce.

Il Sole attraverserà coi suoi Raggi l'acqua del Mare, si fonderà coi miei pensieri, che sono i tuoi,  e insieme intoneranno la Melodia dell' Amore: la NOSTRA.

Nell'acqua del Mare, i tuoi pensieri saranno i miei, i miei i tuoi: una Canzone a Due Voci che sono Una, in Armonia.

NOI Amore, NOI.

NOI e basta.

Ti Amo.

10/12/09

Ali d’Acqua VII

Water Wings 8

Il Leviatano

Dopo aver scattato le ultime foto, Gabriel si allontanò dalla scena del disastro, diretto all’auto. Mentre riponeva l’attrezzatura, rifletté sul senso di quello che aveva visto: la prima, palese manifestazione del potere del Leviatano, talmente palese, pensò, da non potere essere fraintesa. Era un messaggio, chiaro, limpido e a tutto volume, diretto a lui, e attraverso lui, ai Piani Alti. Diceva, in sostanza: “eccomi, sono sveglio, e sono qui. A voi la prossima mossa!”, seguito da una risata sinistra che Gabe poteva sentire chiaramente risuonare fra i pezzi di carne maciullata, e i brandelli di edifici rimasti, dopo il passaggio del Mostro.
Da quando aveva accettato la sua missione terrena, ne aveva viste di scene da far rivoltare lo stomaco: attentati, massacri seriali, incidenti di colossali proporzioni, ma in quello che si era appena lasciato alle spalle c’era una pianificazione, una malvagità talmente sottile, che anche un Arcangelo poteva, per un momento, sentire il bisogno di appoggiarsi a una parete, e chiudere gli occhi, in attesa che il senso di nausea passasse.
Doveva a questo punto rendersi conto in maniera più precisa, di quanto la minaccia del Leviatano fosse prossima al suo pieno manifestarsi, e quanto il Leviatano stesso fosse vicino.
Chiuse la portiera dell’auto e, a piedi, si diresse verso un vicolo abbastanza stretto, scuro e appartato, perché potesse dispiegare i suoi poteri senza che sguardi indiscreti spiassero le sue mosse. Con un ultima occhiata intorno, richiamò a sé la Luce delle Sfere.
Lentamente una luminosità diafana lo circondò, localizzandosi dietro le sue spalle, e rimanendo in sospensione, come una nebbia vagamente fluorescente, che formava un vago disegno di ali. L’ombra di quelle a cui, accettando la missione, e l’amore di Gracelyn, aveva rinunciato, allo stesso modo in cui l’Ondina, contraccambiando quell’amore, si era metamorfizzata in una creatura con due gambe, al posto della pinna caudale.
Una volta che la luminescenza rimase stabile, dietro le sue spalle, Gabriel si alzò in volo, raggiungendo in breve un’altezza sufficiente per vedere, sotto di sé, tutta San Francisco.
Nel suo cielo, a poche centinaia di metri dalle nuvole, Gabe si sentiva a casa, pienamente conscio che quella consapevolezza proveniva da molto più alto, dalla Grazia che scorreva per sempre nelle sue vene, ed era un suo retaggio naturale, e anche se non avrebbe più ammirato la Luce di Dio direttamente dai Suoi occhi, lo sguardo di Grace compensava totalmente, con le sue verdi scintille di pura emozione, quella perdita.
Gabriel sorrise, anche quegli occhi erano casa sua, ormai, la casa più bella avesse mai avuto.
Ma l’amore doveva aspettare, ora. C’era una questione da prendere in considerazione, coinvolgente il destino del Pianeta che era stato chiamato a proteggere.
Abbassò lo sguardo verso quel reticolo di linee intersecate color grigio chiaro, con chiazze bianche, verdi e azzurre, che era San Francisco vista da 5.000 metri d’altezza, in verticale. I suoi occhi riuscivano a scorgere il movimento brulicante di mezzi meccanici e organismi biologici che riempiva le strade. Da lassù poteva sembrare una simulazione virtuale di un mondo, qualcosa che ancora non era stato attuato, se non nella mente di un creatore un po’ folle -uno che amava il caos, ma aveva un disegno preciso verso cui convogliare l’Entropia - il che non era poi molto distante dal vero.
Queste considerazioni occuparono la mente dell’Arcangelo per lunghi istanti, e Gabriel si meravigliava sempre di quanto, pur perfettamente congegnato, quel mondo era dotato di un libero arbitrio, talvolta utilizzato in maniera obliqua, ma pur sempre il dono più grande che ogni struttura dell’universo potesse ricevere. Molti dei settanta pianeti del multiverso erano governati dalla fredda causalità, o dalla stasi.
Interrompendo il flusso dei pensieri, Gabriel si concentrò per vedere oltre l’apparenza, spogliando il panorama cittadino che si stendeva sotto di lui dagli orpelli superficiali. Nei fumetti potevano chiamare questa capacità “vista a raggi X”, o qualcosa di altrettanto pittoresco, ma non era così che funzionava. In realtà, la vista di Gabriel penetrava dentro la struttura stessa della materia, riuscendo a mettere a nudo qualunque cosa stesse disconnettendone il tessuto.
E quella cosa, nella fattispecie, era il Leviatano.

Si stendeva sotto la città, coi suoi tentacoli proteiformi, continuamente cangianti, pieni di bolle d’antimateria pronte ad essere convogliate nella realtà sovrastante, asportandola completamente, com’era appena successo, e nel modo che le foto che aveva scattato avrebbero reso ancor più sinistramente chiaro, una volta sviluppate.
Sembrava dormire, il Mostro, ma Gabriel sapeva che non era così. Piuttosto attendeva un segnale, qualcosa che gli desse il via, e lo incitasse a liberare ancora il suo potere distruttivo contro quella città, quel pianeta. Un fulgore bianco scintillò per un attimo nella mano destra dell’Arcangelo, prontamente spento con un piccolo sforzo di volontà da Gabe. Non era il momento per far brillare la Spada di Luce. Quel tempo sarebbe venuto, ma non ora, non ancora.
Il Leviatano era perfettamente immobile, e Gabriel ne ammirava, in qualche modo affascinato, la perfetta simmetria non euclidea dei tentacoli, della testa allungata e terminante a punta, coi tre occhi chiusi da palpebre seriche e umide, di colore giallastro. Pensava a come sarebbe stato facile, ora, piombare giù in picchiata, attraversare il reticolo della realtà dove il Mostro si era innestato, e colpirlo nel terzo occhio con un colpo perfetto della sua spada divina. Ma non era il momento, e anzi, quello rischiava di rovinare tutto, perché i poteri antimaterici del Leviatano sarebbero stati trasferiti al Kraken, con effetti devastanti.
Fu proprio in quel momento che percepì uno strappo nel legame telepatico che costantemente lo teneva in empatia con Gracelyn. Come se... Gabriel scartò quell’ipotesi, più per l’orrore insito nella possibilità che per reale convinzione. L’Ondina non poteva essere... non era possibile che... per lunghi istanti i pensieri dell’Arcangelo innamorato vagarono, privi di coordinate, mentre la brillantezza delle ali diventava più forte, e a tratti la Luce divina lampeggiava nel suo palmo, quasi fuori controllo.
Finché, con un sospiro di sollievo, accolse il ritorno del segnale empatico, che ronzò come il canto di un’allodola nella sua mente. Grace era viva, grazie al Capo!
Ma qualcosa doveva esserle successo, in quei brevi momenti, probabilmente aveva perso i suoi poteri telepatici, e la causa poteva essere una sola: l’Ondina si era trovata a tu per tu col Kraken.
Dovevano parlare. E subito anche. Non aveva finito il pensiero, che udì il familiare richiamo di Gracelyn, simile a un canto, che preannunciava un incontro alla Spiaggia Bianca, dove lei lo stava già aspettando, e dove lui, chiudendo gli occhi, e aprendo il varco dimensionale, si diresse, senza perdere un solo istante.

28/11/09

18 Pensieri per 28 Universi


Un pensiero per ogni Giorno

18 pensieri per Questo Giorno

28 Universi racchiusi nel

Palmo di una Mano.


E lei canta una ninnananna
fra le mura del castello,
una coperta di note
che l'abbracciano,
proteggendola dal freddo.
Non è nata per le lacrime, i pugnali,
l'eresia del tradimento,
le scuse fatte di stanze scure,
il silenzio di Dio,
il dolore senza ricompensa.
Lei è nata per volare, respirare,
raccogliere, ritrovare,
fare l'amore,
è questo che lei vuole:
il suo abito nuziale,
intrecciato di parole che non hanno ombra,
e accarezzano con un “si” le labbra bambine
del Re che ha per corona i suoi respiri,
lo scettro di diamante accanto ai libri
da scrivere insieme,
e le culle dorate dove riposano
Angeli e Sirene,
nutriti dal suo seno,
fratelli del domani che è già oggi.

Buon 28 Novembre Amore mio

Ti Amo Samy

il Tuo

Robi

18 Volte 28

 





 

Tanti Auguri Amori

miei

cuore

Buon 28 Novembre

Vi Amo

    La Vostra

                Samy

26/11/09

Ali d’Acqua VI

Water Wings 7

Il Kraken

Gracelyn, a occhi chiusi, si abbandonava alla carezza di quel vento profumato di salsedine, che le soffiava sul viso e le scompigliava i lunghi capelli castani, mentre la barca procedeva veloce sulla superficie dell’Oceano, al largo delle coste australi. Appoggiata a tribordo, con la testa leggermente piegata sulla spalla, si godeva quei pochi momenti di pace, assaporando le sensazioni di assoluta serenità e dolcezza che il suo elemento naturale, le donava. Molto presto, pensava, avrebbe rimpianto quegli attimi, una volta che la barca fosse giunta a destinazione, in quella zona dove una minaccia ancora non ben definita, stava lentamente risucchiando la vita dal mare.
- Capo, ci siamo.
La voce di Chuck la scosse da quel torpore quasi onirico, e Grace aprì gli occhi. La barca era ferma - non si era accorta della manovra, immersa com’era nella sua trance elementale - e il suo assistente la stava fissando, con un sorriso compiacente sul volto abbronzato. Chuck era un aborigeno, e capiva la sostanza dei sogni. Una delle ragioni per cui Grace lo aveva messo al comando della sezione australiana delle Star-Shaped Sheashell org.
- Bene, Chuck, è qui dunque...
- Si. Perlomeno, questa è la zona segnata sulla mappa virtuale elaborata da Devereaux... e detto fra noi, Capo, qualcosa mi dice che è proprio qui che inizieremo ad avere qualche risposta.
Quel qualcosa era un altro dei motivi per cui Chuck avesse un ruolo di primaria importanza nell’organigramma dell’Azienda, e nella considerazione professionale di Grace. Il giovane aborigeno aveva infatti una sensitività telepatica molto sviluppata, che lo rendeva oltremodo prezioso per gli scopi perseguiti dalla Sea Star org. L’ultima ragione era l’assoluta discrezione e fedeltà del giovane, una delle poche persone a conoscenza della natura Atlantidea della manager dagli occhi verdi.
- Bene, allora procediamo come convenuto, Chuck. Accendi gli scanner di profondità, e crea una copertura antiradar per un raggio di, diciamo, tre miglia marine, registra tutto, e rimani costantemente in contatto con me... - Grace si tocco la tempia con due dita, indicando un tipo di contatto non contemplato dalle scienze esatte.
- Naturalmente - annuì Chuck, avvicinandosi con una muta subacquea blu cobalto, che le porse. Grace fece segno di no con la mano.
- Non stavolta, Chuck. E’ troppo che manco dal mare, voglio sentire le correnti sulla pelle, amico mio - disse, sorridendo.
Si tolse la t-shirt bianca, i mocassini Timberland, e i corti pantaloncini di cotone. Sotto portava un costume a due pezzi con motivi geometrici verdi e neri. Con un agile balzo saltò sul bordo della barca, mantenendosi in equilibrio bilanciandosi sulla punta dei piedi, e allargò le braccia. Portò avanti le mani, assumendo una posa da esperta tuffatrice; il vento le agitava leggermente i capelli, mentre l’Ondina assaporava ogni istante dell’attesa, prima di spiccare il salto verso le profondità dell’Oceano.
Grace si voltò un’ultima volta verso Chuck, sorrise, e con un balzo si lanciò nell’acqua, sparendo in un baleno sotto la superficie.
- Buona fortuna, Capo - mormorò Chuck, facendosi serio. Poi si voltò e tornò all’interno della cabina comandi, pronto a fare la sua parte.


La carezza delle correnti sottomarine era infinitamente più dolce e delicata di quella del vento di superficie. L’accoglieva, ricordandole che lei era una creatura dell’acqua, e la sua casa era l’Oceano, vasto e multiforme quanto l’universo che lo conteneva.
Nuotava veloce, gustando la delicata, ma pungente sensazione dell’ossigeno che penetrava nel suo organismo attraverso i pori della pelle, scorrendo lungo le arterie, e si trasformava in energia di vita. Non c’era paragone con la limitata capacità respiratoria del popolo di superficie, questa era essenza pura della consapevolezza di esistere.
Anche se la missione l’aveva costretta a rinunciare alla sua fisicità originaria, le gambe in cui si era metamorfizzata la pinna caudale si comportavano bene, e battendole alternativamente, facendo vibrare la massa d’acqua coi piedi, riusciva a raggiungere velocità notevoli, anche se non elevate come quelle di un tempo. Ma non importava. Rinunciando alla sua forma originaria di Ondina, aveva guadagnato l’amore di un Angelo.
Immersa nel suo elemento, e nel flusso dei pensieri, Grace non si era accorta di essere scesa notevolmente in profondità, giungendo in una zona buia e silenziosa -per lei, in grado di sentire le migliaia di voci del mare-, dove le correnti tendevano a diminuire, fino a fermarsi, e dove non vi era apparentemente alcuna forma di vita.
Gracelyn si fermò, ondeggiando, con leggeri movimenti delle braccia e delle gambe. Percepiva come l’acqua, in quel punto, tendesse a raffreddarsi progressivamente. Capì di essere giunta presso l’epicentro della zona di crisi.
“Chuck... riesci a sentirmi?”, chiamò telepaticamente il giovane aborigeno, rimasto sulla barca.
“Si Grace”, la risposta le giunse direttamente nel lato destro del cervello, chiara e limpida, come se Chuck fosse lì, a un metro da lei.
“Ci siamo, direi... cosa segnalano gli strumenti?”
“Una vasta massa non identificata, proprio sotto di te... e anche davanti... e ai tuoi lati... non è molto chiaro Capo, lo scanner mi dà tua posizione, ma tutto il resto è come... offuscato, e in continuo cambiamento... Si, direi che ci siamo!”
Grace scese leggermente più in profondità, entrando nel cuore della zona scura, con cautela, ma senza esitazioni.
E il Kraken aprì il suo occhio, fissandola.

Chuck venne letteralmente spinto indietro, mentre il suo cervello parve esplodere. Andò a sbattere contro la parete della cabina comandi, e cadde a terra, portando le mani alla testa e stringendo i denti, in una morsa di dolore lancinante, dopo che quello che sembrava il grido di morte di mille gabbiani, gli aveva devastato per lunghi istanti la mente.
Gli ci vollero una decina di minuti per riprendersi, rimettersi in piedi, con la testa che ancora ronzava, e un principio di emicrania in arrivo. Corse fuori dalla cabina, percorrendo velocemente il ponte, e scrutando l’Oceano, mentre la preoccupazione iniziava a trasformarsi in un senso di panico. Non vedeva nulla, il mare era calmo e piatto come una tavola. Anche il vento era caduto, riducendosi a una brezza sottile e sibilante.
Non sarebbero dovuti andare là da soli, pensò, era stata una follia. Nonostante i poteri, e la determinazione di Grace, quello era un problema troppo grande per affrontarlo così, quasi incoscientemente. Non sentiva più i pensieri dell’Ondina, e mentre i minuti passavano si preparò al peggio.
Poi, un rumore alla sua destra lo scosse dal torpore, e Chuck si voltò, in tempo per vedere una forma elegante e leggera volare fuori dall’acqua, e atterrare delicatamente, rannicchiandosi sul ponte. Un sospiro di sollievo gli uscì dalle labbra.
- Grazie al cielo... - mormorò.
Grace si alzò in piedi, avvicinandosi al giovane, con l’acqua che le scorreva lungo il corpo, bagnando il ponte, e il viso sconvolto da un’espressione mista di orrore e risoluzione.
- L’ho visto... - disse, quasi parlando a se stessa, quando fu a un paio di metri da lui. Chuck la fissava, muto.
Gracelyn si tirò indietro i lunghi capelli castani, e volse lo sguardo verso la superficie dell’Oceano - ...è peggio di quanto pensassimo, Chuck...
L’aborigeno annuì, continuando a rimanere in silenzio.
Grace tornò a fissarlo - Fai rotta verso la costa – disse - io... devo... ho bisogno di parlarne con Gabe.
E mentre Chuck si dirigeva verso la cabina comandi, Grace sedette sul ponte, allungò le gambe rilassando i muscoli, e la mente. Chiuse gli occhi, e aprì il passaggio dimensionale per la Spiaggia Bianca, dove avrebbe incontrato il suo Angelo.

17/11/09

Start

Ricordo...

Attraversai l’America, era la prima volta,

panorami intravisti nei Tuoi occhi...

Quant'era strano...

Schermi gemelli, uniti sulla stessa

Strada,

i Tuoi occhi...

in cui si riflettevano visioni

del mio spirito, fatto di Aria e Fuoco,

e il Modo in cui vedevo era anche

il Tuo,

e già potevo dargli il Nostro Nome.

Ricordo...

quando Atlantide dormiva

un sonno chiuso nella Torre ermetica,

sotto quel Mare dove tante volte,

mi ero persa, lacerata, unita

urlando nel silenzio una preghiera,

un soffio di Vita che dal profondo

giungesse a Chi avrebbe fatto Riemergere

la corrente sottomarina...

Ricordo...

il Sole che splendeva a Liverpool,

in quei grigi giorni di primavera,

quando il dolore generò la Speranza,

e che mai dimenticherò...

E il Caldo di fine Maggio,

che sempre, e ancora più forte,

per sempre proteggerà

la mia Rinascita...

Gocce di Pensieri, leggeri e dolci,

riuniti in una Sacra Celebrazione,

Onde infinite in un Oceano di Emozioni,

più Forti nel loro incedere,

da quando il Vento, saggio misterioso,

le ha rese spose del Tempo e dello Spazio,

spingendo il loro moto in California,

su quella Spiaggia dove posso

amarti,

contro la Roccia dove non più sola

grido il mio pazzo, immenso, puro

Canto d'Amore.

Grazie, Amore Mio...

Grazie a te, Grazie di Esistere, ancora una volta.