22/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde VII

VII. Gocce d'Avorio

Non penso più alla conchiglia, che probabilmente ho perso lungo la strada, oppure è davvero tornata in mare, dopo aver svolto il suo compito di farmi sentire la Voce d'argento. Se “ci sono più cose fra cielo e Terra...”, per dirla col Bardo, molte di più ce ne sono fra la Terra e le profondità dell'Oceano.
Sandy capita qualche volta alla spiaggia bianca, il più di sera, verso il tramonto, e passiamo piacevoli momenti a chiacchierare, seduti sulla sabbia, o sugli scogli. Io preparo un caffè forte e scuro, che ci dura per tutto il tempo in cui procedono le nostre conversazioni, raffreddandosi lentamente, cosa alquanto piacevole, in questa stagione.
Le racconto della mia passione per il Surf, di come iniziai, cogli amici di Platform Beach, di come lo avevo abbandonato per lunghi anni, e di come poi l'urgenza di riprendere la tavola si è fatta sentire, improvvisa e potente come un lampo che squarcia il cielo estivo, senza che vi sia una nuvola in cielo, illuminando tutto l'orizzonte. Qualche volta prendo la chitarra dalla tenda, e le canto qualche canzone. Alcune che ho scritto tanto tempo fa, altre ispirate da White Sands...
Lei mi rivela che abita qui dalla nascita, in una casa poco lontano, dietro la scogliera, al centro di un piccolo boschetto riparato dai venti gelati che, d'inverno battono la costa, ma dalla quale si può vedere tutto il panorama. Vive sola, ma non si sente sola, perché la solitudine è uno stato dell'anima, e la sua è piena di cose da fare, desideri da realizzare, pensieri da rendere azione, e azioni che nutrono i suoi pensieri.
Qualche volta Sandy capita anche durante il giorno, e si mette seduta con le gambe piegate e le ginocchia al petto, quella posizione in cui l'ho trovata quando tornai alla spiaggia bianca, mentre fissava il mare. Di solito la saluto, scambio qualche parola con lei, poi continuo a fare Surf, in quel posto dove le onde non mancano mai, che ci sia vento, oppure l'aria rimanga immobile come un telo invisibile, tirato a forza sopra la costa, da qualche tritone dispettoso.

Nei giorni successivi, come promesso tornai a White Sands quasi tutti i giorni, ma a parte qualche volta in cui mi sentivo particolarmente euforica, mi facevo vedere da Ronny soltanto in serata, quando aveva finito di fare Surf.
Dopo il tramonto andavo spesso dal mio amico surfer, -anzi, sempre!- sembrava contento di vedermi almeno quanto lo ero io nel vedere lui, preparava un ottimo caffè, e parlavamo piacevolmente per diverse ore, fino a notte fonda.
Una volta lui mi raccontò da dove veniva la sua passione per il mare e per il Surf. Ne parlava con un tale trasporto, che non potevo fare a meno di pendere dalle sue labbra... il mare c'è l'aveva dentro, proprio come me. Mi emozionava cantando e suonando delle canzoni scritte da lui -perché tra i suoi talenti c'era anche quello per la musica!-, una in particolare mi colpì tanto da memorizzarne subito le parole:

Raccolgo questa conchiglia,
bagnata dalla stessa acqua che accoglie Te,
laggiù, nella terra sacra al Sole.
Ha la forma di una stella, e contiene il canto
fatto di flutti di Pisinoe sirena,
e il rumore delle onde che lambiscono i Tuoi
passi, Ti chiamano per nome
(“I have watched You on the shore,
standing by the Ocean’s roar...
Surfer Girl, Surfer Girl”)
laggiù, nella terra dell’oro e dei Re.
Settimana astrale:
Marte suona una canzone che profuma
di salsedine.
Venere solleva le ciglia e illumina la sera.
Questa conchiglia ha la forma dell’Onda,
che bagna
le Tue impronte
e la mia tavola.
La porterò sul petto
(”In my woody I would take You
everywhere I go...
Surfer Girl, Surfer Girl” )
e ascolterò il suo canto
fatto di flutti,
fino al Tuo ritorno.

Di giorno invece, non volevo distrarlo mentre era in piedi su onde di tre metri, e me ne stavo nascosta ad ammirarlo dietro la scogliera... era uno spettacolo pazzesco!
Pur essendo di statura alta, Ronny era minuscolo in confronto a quei muri d'acqua! Eppure, riusciva a dominarli come delfini ammaestrati... Sembrava che l'Oceano fosse completamente a suo servizio. Era davvero emozionante vederlo avvolto nelle onde, quando eseguiva dei tube riding perfetti...
Lo guardavo col cuore in gola ad ogni onda che arrivava, cercando di non pensare a quello che sarebbe potuto accadere se avesse sbagliato qualcosa... Lui era esperto, e bravissimo, e alla fine di ogni cavalcata, mi veniva il batticuore per l'emozione.
Un giorno, però, arrivando in Spiaggia, lo vidi disteso sulla battigia, con la tavola che vagava a riva cullata dalle onde. Sembrava svenuto.
Corsi subito da lui, e col cuore in tumulto constatai che non mi ero sbagliata, qualcosa era andato storto... cominciai a preoccuparmi quando non rispondeva ai miei scossoni, pensavo presa dal panico a cosa fare, quando lui aprì gli occhi.
-Ronny! Finalmente! Come ti senti?
-Tu mi hai... mi hai salvato... mi hai tirato su dal fondo dell'oceano...
Io sollevata nel vederlo riprendersi, risi divertita. Doveva aver preso una bella botta se delirava in quel modo!
-Io? Ma no Ronny! Ti ha portato qui la marea, non io...
-Eppure... tentavo un duck dive, ma ho calcolato male la velocità dell'onda... la cresta si è franta sopra di me e mi ha portato sotto, ho creduto di morire! I pensieri iniziavano a farsi indistinti, ero in ipo-ossigenazione, ma mi è parso di scorgere qualcosa che sfrecciava velocemente verso di me, in mezzo all'acqua... una persona... che mi ha afferrato per un braccio, e mi ha portato in superficie. Ero in ipo-ossigenazione, te l'ho detto! Ma mentre perdevo i sensi, mi pareva che fossi proprio tu, Sandy!
Io risi a quell'assurda possibilità, -Non ero io,- ripetei, -perché dovrei mentirti? Forse sarà stata la Sirena della leggenda!- lo presi in giro sdrammatizzando.
Lui mi guardava ancora stordito, cercava di mettere a fuoco quello che era successo, ma mi tranquillizzò dicendo che a parte un gran mal di testa, stava bene. E in effetti mi sembrava vero, anche se ancora non era completamente in forma.
Rimaneva disteso, e si massaggiava la testa osservando il mare, mentre io guardavo lui. Era la prima volta che lo vedevo così da vicino, ancora bagnato d'Oceano.
Le gocce d'acqua che coprivano il suo corpo, sotto il sole della Mattina, sembravano perle d'avorio scintillanti, che impreziosivano le membra di un Angelo, riempiendolo di Luce splendente.
Restai a guardarlo fino a quando volle alzarsi; lo aiutai facendolo poggiare sulle mie spalle e mi alzai anch'io.
Rimasi con lui per controllare che tutto fosse a posto. Passeggiamo lungo la riva chiacchierando fino al tramonto, poi lo accompagnai nella tenda. Dopo quella giornata così pesante, aveva bisogno di una bella dormita.
Lo salutai con un bacio sulla guancia e tornai a casa mia, passando la notte in bianco perché non riuscivo a smettere di pensare a lui, e al rischio che aveva corso.

cap 7 samy

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