07/11/09

Ali d’Acqua IV

Water Wings 05

Intersezioni

L’atmosfera all’interno era quella che si respira in un qualunque Starbuck, di un aeroporto fra Amsterdam e Seoul, e solo l’accento Commonwealth masticato, e la vista parziale dei terminal del Richmond, che le ampie finestre di vetro lasciavano intravedere, fra le tendine socchiuse, indicavano in Sidney il luogo dove Gracelyn e Devereaux stavano parlando, seduti a un tavolo d’angolo, discretamente riparato da una serie di piantine decorative verde acceso.
Grace aveva preferito incontrare l’oceanologo subito dopo l’arrivo nella metropoli australiana, senza passare prima in albergo, impaziente di avere notizie riguardo la crisi in atto nella parte marina del globo.
Ora però, dopo le dieci ore di volo, e le due già trascorse da quando, salutandola col suo solito sorriso che somigliava a un ghigno, sotto il panama bianco che portava probabilmente anche quando dormiva, Devereaux le aveva fatto strada all’interno del locale, e iniziato il suo rapporto, con i muscoli doloranti e la pelle secca, i piedi che imploravano dolorosamente di essere liberati dalle strette chanel - non si sarebbe mai abituata ad avere due gambe articolate, e ora più che mai rimpiangeva la flessuosa eleganza della pinna caudale che era il suo orgoglio, sin da quando sguazzava, piccola Ondina curiosa, intorno alle torri di Atlantide, giocando a nascondino coi suoi amichetti - Grace si chiedeva se la sua fosse stata una saggia decisione. Aveva bisogno di acqua, la sua riserva autonoma era pericolosamente in rosso, e in questo momento una doccia fresca e prolungata rappresentava tutto ciò che avrebbe chiesto, se un genio fosse uscito dalla lampada alogena che pendeva dal soffitto dello Starbuck.
- Questo è quanto - disse il canadese, appoggiandosi indietro sullo schienale della poltroncina in alluminio e legno.
- That’s all... - mormorò fra sé Grace, studiando i grafici sul monitor del notebbok di Devereaux.
- Non c’è dubbio si tratti di una crisi a livello planetario, ormai possiamo affermarlo con chertezza, mon chére...
Grace aggrottò le sopracciglia; le zone segnate in rosso sulla mappa oceanica nel monitor lampeggiavano sinistre: otto piccole regioni di oceano, dislocate in diversi punti del pianeta, in cui diverse forma di vita stavano scomparendo. Tutto nel giro di tre giorni, troppo velocemente perché qualcuno, oltre alla Star-Shaped Sheashell org., potesse accorgersene, e prendere provvedimenti.
- Il Kraken si è svegliato, dunque...
- Oui, le Krakén... - sorrise Devereaux, con un tono scettico - la mia formazione puramente scientifico-materialista mi impedisce di associare questi fenomeni a una natura, diciamo così, fantastique... ma se intendiamo la cosa in chiave di metafora... - sorrise ancora, fissando Grace - possiamo affermarlo, absoluement... il Kraken si è svegliato, si.
Gracelyn si massaggiò le tempie, un gesto abituale, in quel momento reso più che necessario dalla gravità della situazione. Le chanel sarebbero rimaste al loro posto, e la doccia doveva aspettare.

Avvicinandosi all’angolo che nascondeva la scena del disastro, Gabriel cercò di isolarsi dai rumori che gli bombardavano il cervello, amplificati dalle sue percezioni angeliche, e minacciavano di farlo impazzire. Non amava la confusione, abituato alle Sfere Celesti, ma sapeva a cosa andava incontro, quando accettò quell’incarico dal Capo che aveva visto Tutto, e il lavoro di fotografo per l’altro capo, quello sovrappeso che si svegliava - e lo svegliava - sempre troppo presto, la mattina.
E pur essendo stato testimone di molti eventi eccezionali, nel corso della sua lunghissima esistenza, non era davvero preparato alla scena che si presentò ai suoi occhi, una volta girato l’angolo.
Una larga sezione circolare dell’isolato era sparita. Come se una sfera di antimateria fosse venuta a contatto con la realtà, asportando in maniera perfetta la parte contenuta all’interno del volume. Gli edifici, la strada, le automobili, tutto era tagliato con precisione lungo una sezione sferica. Anche i corpi dei malcapitati che, nel momento del disastro, si erano trovati lì. E quella era la parte peggiore.
Corpi segati a metà, in verticale e orizzontale, o in entrambe le direzioni; arti scomposti senza corpo, teste mozzate all’altezza del collo, della bocca, degli occhi, o lungo l’asse di simmetria del volto. Uomini, donne, anziani, bambini. Anche qualche sfortunato cane, un paio di gatti, e qualche piccione che volava sopra la zona del disastro, giacevano fatti a pezzi, e sparsi per un raggio di trenta metri intorno alla sfera invisibile, che delimitava la zona dell’incidente. L’odore pungente del sangue che si raggrumava scuro, sotto il sole di mezzogiorno, e riempiva la scena, rammentarono a Gabe certe visioni dell’Inferno, studiate durante il suo Apprendistato Celeste.
Tutt’intorno alla zona la polizia aveva steso un cordone, impedendo ai curiosi di avvicinarsi. Alcuni dei poliziotti, un paio di pompieri e addirittura qualcuno del personale paramedico, stavano vomitando, poco distante da brandelli non identificati di materia organica lacerata.
C’era anche Timberlake, e Gabe gli si avvicinò.
- Tenente, che mi dici di questa roba? - chiese, toccando il poliziotto sulla spalla, con l’obbiettivo della Nikon.
Timberlake si voltò di scatto, un’espressione di orrore dipinta sul volto. Riconobbe il fotografo - Gabe... immaginavo saresti arrivato anche tu...
- Brutta storia - riprese Gabriel, accendendosi una sigaretta - ma che è successo?
Conosceva bene la causa di quel disastro, ma voleva tastare il polso alle autorità, per capire quanto sapessero.
Timberlake scosse la testa - Che vuoi che ti dica? Guarda da solo, e se tu hai una spiegazione plausibile, dammela... dimmi che si tratta di qualche atto terroristico, ti prego...
Gabe non rispose, aspirando una profonda boccata dalla sigaretta. Avrebbe preferito anche lui si trattasse di un attentato, o qualcosa del genere. Perché il Leviatano era infinitamente più letale, e spietato, di tutti i terroristi che abitavano i Settanta Pianeti del Multiverso.
E quella volta, giocava in tandem col Kraken.

1 commento:

  1. La prima "scena del crimine" si presenta apocalittica: intere specie marine sparite nel giro di pochi giorni nel mondo acquatico, intere famiglie sterminate da qualcosa di 'non identificato' su quello terrestre. Nessuno sa con chi o cosa abbia a che fare -a parte Gabe e Grace ovviamente- ma tutti, anche se razionalmente scacciano l'ipotesi, sanno che non è stato qualcosa di 'umano' a provocare la prima parte della distruzione.
    Una distruzione che ha il nome e le sembianze di due creature mostruose, le quali sono unite da una cosa sola: il male.

    Ti Amo King of the Castle
    Samy

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