26/11/10

La casa di Mykonos

casa myk

Luca, Carla, Gloria e Stefano erano due coppie legatissime. Luca e Stefano si conoscevano fin dalle scuole medie, e nei quindici anni successivi, rimasero amici per la pelle. Erano in macchina insieme, due anni prima, quando scorsero in un gruppo di ragazzine Gloria e Carla. Loro erano inseparabili dai tempi del liceo, e considerando che, quando conobbero i due ragazzi avevano appena vent'anni, la loro amicizia poteva considerarsi ben più giovane, ma non meno forte rispetto a quella di Luca e Stefano.

Dal momento in cui i quattro ragazzi iniziarono a frequentarsi, e le coppie Luca e Stefano/Carla e Gloria, si trasformarono in Luca e Gloria/Stefano e Carla, non ci fu una sola volta in cui non uscirono insieme: dalle cene alla discoteca, dalle passeggiate mano nella mano alle corse nel parco… sempre insieme. Anche l’amore facevano insieme, ma in camere differenti, non pensate male.

Quell’anno decisero che un viaggio all’estero per le vacanze di agosto, sarebbe stata un’esperienza divertente. L’ideale dopo dodici mesi di stress quotidiani, incamerati tra l’università per le ragazze, e il negozio di telefonia che i loro partner gestivano.

Non avevano un budget tanto alto, le ragazze dipendevano dai genitori, e con quello che Luca e Stefano guadagnavano portando avanti il negozio, ci ricavano giusto le spese e qualche uscita: risparmi pochissimi.

- Ma allora che si fa? Io non voglio rinunciarci, eravamo così entusiasti prima di iniziare a sfogliare i cataloghi… - disse Carla mettendo il broncio.

- Ma come possiamo fare? Guarda qui che prezzi, anche se volessimo prendere un residence, rinunciando all’hotel, con quello che costano i trasporti, lì riusciremmo a stento a mangiare, addio divertimenti! – osservò Luca indicando avvilito il listino prezzi dei residence.

- Ormai anche la Croazia è carissima… dobbiamo trovare qualche meta più economica, altrimenti anche quest’anno si resta a casa ragazzi – aggiunse Stefano.

- Ho un’idea! – esclamò Gloria illuminandosi in viso – la Grecia!

- Ma sei matta? Le isole greche hanno alzato la posta già da diversi anni, e un alloggio lì ci costerebbe troppo, non se ne parla! – asserì il fidanzato - Che ne dite di informarci sulla Costa Brava? Forse potremmo…

- No! – insistette Gloria – fammi finire! Mi sono ricordata che in Grecia l’anno scorso ci andò Katia… te la ricordi, Carla? – la ragazza fece cenno di sì con il capo – Ebbene, Katia mi disse che avevano alloggiato in sei con soli trenta euro al giorno!

- E dove sono andati, nelle fogne di Atene? – chiese ironico Stefano, provocando un'immediata risatina da parte degli altri.

- Hanno alloggiato in una confortevolissima casa, proprio sul mare tra l’altro! – i ragazzi la guardarono scettici – vi dico di si, ho visto le foto! Pare che il suo ragazzo conoscesse un mediatore locale, a… Mykonos! si, era Mikonos, e così hanno dovuto pagare solo il viaggio in nave… la casa gli è costata cinque euro al giorno a testa!

Dopo qualche altra battutina ironica da parte degli amici, la ragazza si decise a chiamare Katia, in modo da confermare agli altri tutti i particolari in tempo reale. Una volta convinti, ai ragazzi non parve vero: con immediata euforia decisero che la meta delle loro vacanze sarebbe stata Mykonos.


All’arrivo sull’isola, dopo un viaggio di quasi quaranta ore a bordo di una nave iper affollata, dove furono costretti a sedersi a terra e sorbire fragranze terribili di gente non propriamente profumata, trovarono il mediatore ad aspettarli giù al porto, come stabilito.

L’uomo, che si presentò come Pantelis Papastathopoulos - nome che i ragazzi dimenticarono due secondi dopo che lui l'ebbe pronunciato - aveva una faccia perennemente imbronciata, ma innocua, incorniciata da una barba nera e ispida, poco curata, stile giochi olimpici del 776 a.c. Poteva avere intorno ai quarant'anni, altezza poco sotto la media e grassoccio.

Pantelis lì portò a vedere una casa sita al primo piano di un delizioso palazzetto bianco e azzurro, posto proprio di fronte al mare. La casa affacciava su due lati: la cucina e il bagno sulla strada, le due camere da letto sul mare. Ai ragazzi sembrò un sogno. La casa era pulita e spaziosa, a due passi dalla spiaggia e dalle principali attrattive dell’isola, e gli sarebbe costata solo venti euro al giorno!

Si sistemarono pagando in anticipo i duecentottanta euro per il fitto, più venti di mancia per il mediatore.

- Non ci credo! Con soli settantacinque euro a testa abbiamo una meravigliosa casa per due settimane! – esclamò Gloria fibrillante, mentre si lasciava cadere sul letto – questa sarà la nostra stanza amore mio, mi piace così tanto! – continuò rivolgendosi a Luca.

- Eh no bella mia – scattò Carla come una furia – questa stanza ha l’armadio più grande e la voglio io! Siamo appena arrivati e già vuoi comandare?

I tre amici la guardarono perplessi: Carla aveva una personalità molto dolce, non si arrabbiava facilmente, e un’uscita del genere stupì un po’ tutti.

- Questa stanza l’ho presa prima io, e ci resto! Arrangiati! – rispose Gloria con lo stesso tono aspro.

- Hey belle, ma che vi prende? - disse Stefano, cercando di placare l'atmosfera di tensione che si stava creando. Le ragazze non avevano mai litigato, e quel battibecco gli sembrò del tutto fuori luogo – l’armadio ha solo due cassetti in più, che importa chi la prende? Se Gloria ci tiene ad averla, gliela cediamo… dopotutto l’altra stanza è anche un po’ più grande… c’è più aria… - Carla lanciò un’occhiata assassina al fidanzato, ed uscì sbattendo la porta.

Cenarono con un kebab comprato all’angolo della strada, in silenzio, ognuno per i fatti suoi. Era la prima volta che succedeva. Fra loro quattro non erano mai mancate le chiacchiere, e soprattutto l’armonia. Attribuirono quella poca voglia di parlare e di guardarsi alla stanchezza del viaggio, ed andarono a letto.

Nei giorni successivi invece la situazione andava di male in peggio: ogni occasione era buona per discutere. Nella maggior parte dei casi, Carla e Stefano accusavano gli amici di svuotare durante la notte il frigorifero dalle provviste comprate in comune, facendo apposta rumore per svegliarli. Gloria e Luca negavano fermamente, controbattendo che volevano attribuire loro colpe di cui Stefano e Carla stessi erano artefici.

- Dovete smettere di venire a spiarci di notte, credete che non vi sentiamo aprire la porta e fissarci, facendo delle sciocche risatine del cazzo? – disse Gloria una mattina a colazione.

- Questa è bella! Sai che spettacolo guardare il tuo ragazzo russare! – rispose Carla ridendo isterica.

- Idiota! Proprio stanotte ti sei anche avvicinata al letto, ti ho sentita sai? E subito dopo Luca si è svegliato dicendo d’aver sentito il tuo respiro sul viso e… ti sei anche permessa di infilargli una mano tra le gambe!

- Cosa? – esclamò Carla esterrefatta.

- Hai detto questo della mia ragazza, stupido coglione? Ti sarebbe piaciuto vero? – disse Stefano schiumante di rabbia, mentre si avventava sull’amico.

- Lo ha fatto, lo ha fatto! Evidentemente tu non le basti, te l’ho detto dal primo momento in cui l’ho vista che aveva l’aria di una puttanella! – esclamò Luca ridendo di scherno.

Stefano non ci pensò due volte, afferrò l’amico per la gola, tentando di soffocarlo mentre l'altro cercava di liberarsi dalla stretta. Le due ragazze urlavano tirandolo via, era tutto un caos.

Un vento improvviso nella stanza sibilò un'eco ultraterrena, fermando in un istante tutto l’inferno che si era scatenato lì dentro.

- Avete sentito anche voi? – chiese Stefano rabbrividendo, lasciando il collo dell’amico e guardandosi intorno.

Ci fu silenzio negli interminabili attimi successivi. Si erano tutti seduti intorno alla tavola, e rimanevano muti, con mille voci che risuonavano nelle loro teste.

- Ragazzi… qui c’è qualcosa di strano. Siamo amici da anni, e non abbiamo mai discusso, né tantomeno litigato… ci troviamo qui da cinque giorni e già passiamo alle mani… - asserì Luca con la faccia seria e pallida, ancora sconvolto dalla furia dell’amico prima, e da quello strano vento poi.

- E se ci fosse una qualche… presenza? – chiese Gloria impaurita stringendosi al suo ragazzo.

- Shhhh, non diciamolo. Non lo so cosa sia. Probabilmente è solo suggestione, ma… potete giurare che non ci nascondete le cose per provocarci e farci arrabbiare? – disse Stefano ai due amici, cercando di fare il punto sulla reale situazione che li vedeva tutti coinvolti.

Tutti giurarono e spergiurarono reciprocamente di non aver mai toccato nulla che non fosse di loro proprietà.

- Bene. A questo punto è quasi una certezza. Stamattina è sparito il mio orologio, facciamo una prova – asserì ancora Stefano. Poi, guardando il vuoto aggiunse:

- Chiunque o qualunque cosa tu sia, se vuoi dirci che siamo di troppo, restituiscici le nostre cose. Noi adesso andiamo al mare, al nostro ritorno facci trovare tutte quello che hai preso.

Nessuno osò dire altro. Si limitavano a guardarsi l'un l'altro interrogativi, sembrava che tra loro fosse tornata la calma. Uscirono di casa andando in spiaggia, così come avevano detto. Non si divertirono molto, facevano solo scorrere il tempo. Rimasero per lo più al bar della spiaggia, chiedendosi ogni tre minuti che ora fosse.

- Le cinque - disse infine Stefano - Andiamo.

Si alzarono tutti insieme e tornarono verso casa con le gambe tremanti, i visi stravolti e pallidi. Entrando nella piccola sala che fungeva da ingresso ebbero l'impressione fosse tutto a posto, solo l’aria più plumbea e viziata del solito, più pesante e irreale. C’era puzza di acqua stagnante mischiata ad un odore dolce, simile a quello della vaniglia.

I ragazzi andarono per prima cosa nelle loro stanze. Tutto in ordine, come le avevano lasciate. Non facevano un solo passo se non erano tutti e quattro insieme.

Stefano rimaneva sempre davanti al gruppo. Tutti, senza parlare, quasi trattenendo il respiro, seguivano ogni suo passo.

- Sembra non ci sia niente di strano ragazzi, forse ci siamo lasciati prendere un po’ troppo dalla suggestione – disse senza tanta convinzione il ‘capogruppo’ avanzando nel corridoio che dalle stanze portava in cucina.

Stefano tirò quasi un sospiro di sollievo – o di incoraggiamento – camminando con passo più sicuro di quello di prima. Spalancò la porta, e la sua sicurezza venne immediatamente a mancare, lasciando posto ad un tremito delle gambe che gli impediva di attraversare l’uscio.

- Oh mio Dio… - esclamò guardando pallido gli amici, che si affrettarono a lanciare uno sguardo terrorizzato in cucina.

- Quelle… quelle sono le… le… nos… nostre cose? – chiese Gloria piagnucolando.

- Che diavolo ci fanno sul tavolo della cucina? – aggiunse Luca con un filo di voce.

- Ragazzi… prendiamo tutto e andiamo via… subito! – suggerì Carla che sembrava essere rimasta la più lucida del gruppo.

- Si, andiamo – disse Stefano avanzando - Meglio non rimanere un secondo di più in questo posto maledetto!

Aprirono velocemente le valige sulle sedie, lanciando dentro a casaccio la roba raggruppata sul tavolo, senza dare importanza a chi appartenesse.

Di nuovo quel vento sibilante li sorprese, anche se le finestre erano chiuse.

- Sbrighiamoci! – urlò Gloria.

I cassetti e i pensili cominciarono ad aprirsi, e le cose contenute in essi precipitavano andando in pezzi, per poi ricomporsi a terra. Le sedie si muovevano facendo cadere le valige, e un coltello cominciò a vagare vicino la finestra ed avanzare verso di loro.

A forza di grida di terrore ed incoraggiamenti reciproci, i ragazzi riuscirono ad uscire dall'appartamento. Avevano preso il possibile, ed erano corsi via seguiti da una voce deridente, che non riuscivano a capire da dove provenisse.

Uscirono dal palazzo correndo, il terrore aveva abolito la fatica. Quando si fermarono per riprendere fiato, erano abbastanza distanti da ritenersi in salvo, ma potevano ancora vedere bene le finestre della casa in cui avevano abitato quei pochi giorni.

- L’abbiamo scampata bella! – disse Luca affannato, mentre rimaneva chino con le mani sulle ginocchia.

- Già… guardate lì… - continuò Stefano, fissando in direzione della casa con gli occhi spalancati, pallido come un cadavere, il sudore che sgorgava da ogni parte del suo viso.

I ragazzi si voltarono verso il palazzo, e le finestre di quella casa erano spalancate. Dietro quella della cucina, si poteva chiaramente scorgere una donna dai lunghi capelli neri pendolanti sul seno; addosso aveva una veste bianca, e il volto ancora più pallido. Li fissava in maniera sinistra, e con la testa faceva cenno di no.

1 commento:

  1. Un racconto di eventi soprannaturali, misteriosi, da decifrare, per i protagonisti e il lettore.
    Un luogo 'estraneo', l'immobilità ieratica di un'isola del Mediterraneo che si tinge di sfumati colori e forti contrasti. Come quelli che, lentamente ma inesorabilmente, crescono in seno al gruppo di amici, che da una situazione apparentemente calma, serena, di distacco dalla quotidianità veloce, in cerca di un po' di pace e atmosfera di vacanza, si ritrovano tuffati nei sinistri accadimenti della casa di Mykonos.
    Ed è qui la chiave di lettura: un racconto allegorico sulla condizione umana, e sui rapporti umani, messi in pericolo dall'improvviso disvelarsi di misteri che vengono da lontano. E una metafora sul possesso, con quella figura alla finestra che, nel finale, riafferma la propria sovranità sul luogo che, per un tempo breve, qualcuno aveva invaso.
    Eccellente e ben scritto, coinvolgente e pieno di suggestioni, anche a successive letture.

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