04/10/09

White Sands-Il Grido delle Onde X

X. Il Faro

Il sole cominciava a nascondersi dietro le poche e piccole nuvole sparse qua e là sull'orizzonte, che assumevano i colori dei suoi raggi calanti. Il cielo già striato di rosa e arancione, gradatamente sfumava e si fondeva con l'azzurro pallido che colorava il lembo di cielo distante dall'astro luminoso, diventando cobalto a est della scogliera.
Io come di consueto, seduta dall'altra parte -sul lato dove tenuemente ricadevano gli ultimi e tiepidi raggi di sole- guardavo Ronny che ancora volava sulle onde.
Scesi, a passeggiare lungo la riva, poi andai verso la tenda per aspettarlo lì, come poco prima mi aveva suggerito. Lui sarebbe venuto una volta domata l'ultima onda del giorno.
Mi sedetti davanti alla tenda azzurra, sulla sabbia fresca e umida di inizio serata, continuando ad ammirare il mio amico, disteso sull'asse color argento, mentre attendeva l'onda che avrebbe concluso la sua giornata surfistica.
Un gabbiano, planandomi proprio sopra la testa, distolse la mia attenzione da Ronny. Sembrava diverso dagli altri... più luminoso, o forse più grande... non lo so. So solo che era incantevole.
Lo seguii con lo sguardo fino a quando sparì dietro la tenda. Sorrisi, perché quello splendido volatile mi aveva riportato alla mente Jonathan Livingston, l'impavido e determinato gabbiano del romanzo di Richard Bach. Scossi la testa divertita da quella curiosa associazione, e riposi di nuovo gli occhi su Ronny.
Dopo qualche minuto vidi uscire il mio amico dall'acqua, e pensai che avesse rinunciato alla sua ultima onda, forse perché il mare si era scurito troppo per surfare ancora, ma capii che non era così quando notai che correva frettolosamente verso di me, lasciando Carmilla poco distante dalla battigia.
-E tu chi sei?- disse prima che io gli potessi chiedere cos'era successo.
-Miguel- rispose una voce alle mie spalle. Mi alzai in piedi di scatto, non mi ero accorta di quella presenza.
Mi voltai e vidi un bel ragazzo sui vent'anni, vestito con dei pantaloni bianchi larghi, e una camicia altrettanto candida senza colletto. Aveva i capelli neri lunghi fino alle spalle, leggermente ondulati e pettinati all'indietro. Gli occhi scuri erano dolci ed espressivi, e dai lineamenti e il colore olivastro della pelle, dedussi che fosse messicano.
-Da dove salti fuori?- continuò Ronny con tono inquisitore, probabilmente pensando fosse un malintenzionato.
-Dal faro,- rispose gentilmente il ragazzo in modo pacato, con un sorriso che scopriva denti così bianchi, da sembrare parte dell'abbigliamento, -quello oltre la scogliera.
-Dietro la scogliera non c'è nessun...- mi fermai di colpo dopo essermi girata, e aver visto che effettivamente, il faro svettava sulla spiaggia proprio nel punto indicato dallo sconosciuto, –Ma... fino a poco fa non c'era... da dove spunta?- chiesi guardando perplessa Miguel.
-E' sempre stato lì- rispose lui, continuando a sorridere, -In attesa di essere visto- aggiunse, mentre io e Ronny ci scambiavamo occhiate sempre più perplesse.
-Si, certo, come no!- disse Ronny, -Era nascosto dalla nebbia invisibile... ma per favore!- esclamò ridendo.
-”Letto di Mare in Tempesta,
Coperto da Sogni Realizzati,
Sospiri di Dio sfumati di Cometa.
Luce d'Acqua Cristallina,
che scorre lungo le Vie del Cielo,
Pioggia di Note cantate dall'Aria in Tormenta.
Brezza di Sole nutrita d'Arcobaleno,
protetta da Rugiada di Schiuma sfuggita alla Marea,
Riflessi colorati di Navi di Cristallo.
Polvere di Luna scheggiata da Fuoco di Magia,
spinta da Otto Venti, e Duecentoquaranta Mari,
arrivata alla Battigia sulla Cresta dell'Onda”.
Da tutto questo, era nascosto il faro- aggiunse, dopo un piccolo intervallo che segnava la fine di quella specie di filastrocca.
Miguel diceva cose strane, apparentemente senza senso, ma la sua voce era rasserenante, e incuteva un senso di tranquillità e pace interiore così forte, che mentre parlava, io e Ronny non potevamo fare a meno di guardare il faro, incapaci di pronunciare anche una banale parola. Eravamo come ipnotizzati da una formula magica che manipolava le anime, e le incantava col suono della voce cristallina di quel Ragazzo vestito di Bianco.
Restammo in silenzio senza controbattere per qualche minuto interminabile, poi cominciammo a riprenderci.
-Ma che vuol dire...? Non ci ho capito molto...- riuscì a dire Ronny.
-Nemmeno io...- ci voltammo entrambi verso Miguel, ma era sparito! -Dov'è finito?- chiesi io stupita.
-Non ne ho idea...- rispose Ronny portandosi una mano alla testa, prima di tornare in silenzio per qualche minuto, -Ma che dici... andiamo a vederlo, il faro? Magari è tornato lì...
-Si, può darsi... Andiamo!- dissi io ancora un po' confusa.
Ronny sorrise, e ci incamminammo verso il faro, pensando ancora a quel tipo strano che era comparso improvvisamente, e scomparso altrettanto repentinamente senza dire niente, a parte la formula magica, certo.
Intanto eravamo arrivati alla base della struttura. Era altissima, e la porta era aperta. Senza preoccuparci delle scale e dell'eventuale guardiano entrammo, salendo fino in cima. All'interno non sembrava niente di particolare, un'anonima stanza arredata semplicemente. Ma la vista, uscendo all'esterno, metteva i brividi.
Io e Ronny restammo senza fiato, sembrava fossimo entrati in un altra dimensione. In quel momento la luce bianca sulla sommità cominciò a lampeggiare, noi ci guardammo negli occhi, sorridemmo e volgemmo lo sguardo lontano, in quel punto dove il Cielo bacia il Mare con labbra sottili d'Orizzonte.
Ronny mi prese la mano, e proprio in quel momento, un'Onda Gigante si scagliò impetuosa contro la base del faro, facendolo, e facendoci tremare.

 

cap 10 samy

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