30/05/09

California XI – Seconda Parte

strato surfer

XI

Surfin’ USA

Seconda Parte

Bob si gira verso di me, e in risposta alla mia piccola confessione, abbassa gli occhiali da sole e ricambia lo sguardo, con un sorriso ancora più bello del solito, che parla al posto suo, e dice quanto sia felice di sentirsi dire certe cose da me.

-Da quanto tempo pratichi il Surf?gli chiedo, sperando di stemperare la magica tensione, che ci avvolge in una nube di emozioni.

-Lo pratico da sempre…- risponde, -ho cominciato prestissimo, è una mia passione! Che è cresciuta… lo ammetto, ok… è cresciuta ascoltando i Beach Boys!continua ridendo, -Come vedi il rock, fa parte della mia vita, e qualche volta, l’ha anche condizionata… in positivo- si affretta ad aggiungere, -sono venuto su a pane e reverberi Fender, io!- conclude, agitando le dita affusolate, che simulano accordi su una chitarra immaginaria: gesto che ormai mi è familiare, lo fa sempre quando ascolta una pezzo che lo “ispira” particolarmente.

Rido divertita. Adoro ascoltarlo quando mi parla di lui. Cioè, adoro ascoltarlo sempre, ma quando parla delle sue passioni, i suoi hobby, o qualsiasi altra cosa abbia caratterizzato la sua vita prima del mio arrivo, sono felice.

Bob non è il tipo che sbandiera gli affari suoi in giro, e se mi racconta la sua storia, significa che di me si fida. E questa fiducia che lui nutre nei miei confronti, mi rende fiera di essere ciò che sono.

Avere la stima di una persona come lui non è da tutti, ed è una di quelle poche cose di cui sono particolarmente orgogliosa.

-Allora, che dici?chiede, interrompendo i miei pensieri, -Andiamo a prendere Carmilla?conclude sorridendo.

-Chi?gli faccio io, guardandolo in modo strano, quasi spaventata all’idea di dover dividere lo spettacolo con qualcun'altra.

-La mia tavola, no?- risponde ricominciando a ridere, -Ma è possibile che devo dirti sempre tutto?- mi rimprovera scherzosamente.

-Ah! La tavola!rido io, sollevata dalla sua rivelazione, -E io che ne so…? Ma è possibile che tu dai i nomi a qualunque cosa ti appartenga?gli chiedo facendogli il verso.

-Certo che è possibile: lo faccio!- risponde lui -L’ho dato anche a te, un nome, l’hai dimenticato, Milady?- continua, ricordandomi il modo affettuoso in cui mi chiamava i primi tempi della nostra conoscenza.

E chi se lo dimentica! Non so cosa volesse dire asserendo quella cosa, ma voglio sperare l’abbia affermato per includermi tra le cose che gli appartengono.

Rido imbarazzata senza rispondere, scuotendo e abbassando la testa, per non incrociare il suo sguardo, nonostante entrambi abbiamo gli occhiali scuri.

-L’andiamo a prendere questa tavola... Milady?riprende, ripetendo la domanda e sorridendo, mentre mi guarda togliendo i Ray-Ban.

-E me lo chiedi?rispondo, facendo fatica a nascondere il mio stato emotivo, -Non vedo l’ora di vederti in acqua, mentre cavalchi quelle onde che toccano il cielo!gli dico fibrillante.

Eh no, tu non lo sai Bob. Non sai che se sei l’unico che riesce a toccare il cielo a cavallo di un’onda, c’è un perché… Ma io lo so… Tu sei un Angelo, e gli Angeli in cielo ci vivono. Il cielo è un posto che ti spetta di diritto.

Ma tu non puoi saperlo, non lo immagini nemmeno… Sei troppo impegnato a riempire la mia vita.

Ora comincia la nostra vera giornata, qui, sotto il sole della California, che illumina il cielo limpido sopra Città degli Angeli.

 angel surfer1

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