25/06/10

Magic Waters V

Magic waters 5 Robi

Visita con sorpresa

Nuotava seguendo la calda corrente sottomarina già da diversi minuti, assaporando l'ossigeno che le entrava in forma liquida nei polmoni. Stava bene, si sentiva libera, un senso di completo abbandono come mai aveva provato in vita sua. Branchi di piccoli pesci argentati le danzavano intorno, quasi a salutarla. Nessun suono disturbava quella pace assoluta, nessun suono... tranne...

Driiin! Driiin! Driiin!

Kim allungò la mano, e spense la sveglia che fastidiosamente l'aveva riportata alla realtà. Aprì gli occhi e con fatica cercò di mettere a fuoco la scena. Era ancora immersa in quel sogno così realistico, che desiderò per un attimo essere davvero una creatura del mare. La stanza era al buio. Guardò il display luminoso: le 8.30. Come poteva essere ancora notte?

Si alzò stiracchiandosi e andò alla finestra, scostando le tende. Fuori era se possibile ancora più cupo che nella stanza. Il cielo coperto da neri nuvoloni, una pioggia scrosciante che non permetteva di vedere oltre pochi metri. La tempesta continuava.

Uscendo dalla camera, dopo essersi preparata per proseguire il viaggio, incrociò nel corridoio il giovane archeologo. Anche lui vestito di tutto punto per la partenza, e con l'aria di chi si è appena svegliato. Max le lanciò un'occhiata particolarmente attenta, dandole il buongiorno.

Scendendo lo scalone videro Don Melville che li stava aspettando, a braccia conserte e lisciandosi il pizzetto bianco.

- Buongiorno, miei giovani amici. Vedo che siete pronti, ma temo non andrete da nessuna parte.

I due ragazzi si fermarono sulla scala, con un'espressione interrogativa in viso.

- La tempesta – continuò l'uomo – andrà avanti così per diversi giorni. L'ha detto la radio. E per di più la pioggia che non cessa da ieri ha reso inagibili tutte le strade. Credo dovrete sopportare la mia ospitalità ancora per qualche tempo – concluse sorridendo.

Max riprese a scendere, seguito da Kim – Accidenti! Questo non ci voleva, rovina la mia tabella di marcia!

- E la mia vacanza – aggiunse la ragazza, con un gesto infastidito – Ma per quanto andrà avanti di preciso?

Don Melville alzò le spalle – Almeno un paio di settimane, così hanno detto i notiziari. Sarà comunque mia cura rendere la vostra permanenza la più confortevole possibile. Vi ho già preparato la colazione. Dopo, se volete, potrete visitare il castello, è un posto molto interessante, pieno di angoli affascinanti. Vi lascio da soli, miei giovani amici, devo sbrigare delle faccende. Considerate la mia casa come vostra.

E con un saluto cordiale, si girò e sparì in uno di quegli angoli che aveva appena descritto.


La colazione era stata abbondante e gustosa, riuscendo in parte a lenire la frustrazione per la forzata, se pur interessante, permanenza nel castello.

Kim e Max stavano camminando lungo i corridoi, commentando la situazione che li vedeva compagni d'avventura, e raccontandosi particolari più accurati delle loro vite, per conoscersi meglio. Sembravano a loro agio insieme, e il feeling cresceva istante dopo istante, legandoli in qualche modo l'uno all'altra.

Imboccarono un corridoio a sinistra, che terminava di fronte a una porta massiccia in legno brunito.

- Secondo te cosa c'è lì dietro? - chiese Kim, ridendo e indicando le pesanti ante scure.

- Una stanza delle torture – rispose l'archeologo, con un ghigno satanico.

- No – disse Kim, tornando seria – Questo castello ha solo buone vibrazioni... impossibile vi sia qualcosa che ha a che fare con morte, dolore, violenza...

- Max le cinse le spalle con un braccio – Ma io scherzavo, infatti... andiamo a vedere, a questo punto sono curioso.

Avanzarono verso la porta e l'aprirono. Le ante si mossero quasi da sole, lasciando allo sguardo ammirato dei giovani la più grande biblioteca privata avessero mai visto. Una sala di circa cento metri quadrati interamente occupata da scaffali stracolmi di volumi, alti fino ai cinque metri di soffitto.

- Accidenti... - mormorò Max, muovendo i primi, emozionati passi nella sala – quanti libri ci saranno qui dentro?

- Non ne ho idea... – disse Kim sottovoce – ma questa stanza da sola potrebbe essere quotata in borsa! Quei libri sembrano tutti molto antichi e di valore...

- Max si aggirava per la stanza, fissando le file di libri, studiandone i titoli, sfiorando le rilegature preziose con la punta delle dita – Si, infatti... guarda qui! - esclamò, fermandosi e afferrando un volume sottile ma di grandi dimensioni.

Iniziò a sfogliarlo con trepidazione, mentre sul suo volto le espressioni si susseguivano a ritmo concitato – Non è possibile! Questo manoscritto risale ai primi secoli dopo Cristo... è in latino, una strana forma di latino, quasi anglicizzato... mai letto niente di simile...

Kim seguiva affascinata i movimenti del compagno, cercando di decifrare quelli che per lei erano solo strani segni sbiaditi, vergati a mano su vecchi fogli ingialliti dal tempo.

- Da quel poco che ci capisco – continuava Max, leggendo il manoscritto – mi pare racconti la storia di un'isola... un'isola nel Pacifico. Ecco, qui ne dice il nome – esclamò improvvisamente, puntando il dito su una riga – e... il nome è... Camelot!

I due giovani si fissarono per lunghi istanti, mentre il silenzio nella biblioteca sembrava avvolgerli in uno spesso manto.

1 commento:

  1. Complimenti!!
    Ma sei davvero un bravo scrittore .
    Che bellissimo racconto .
    certo che venire da te non c'è da annoiarsi x niente .
    UN ABBRACCIO LINA

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