06/09/09

White Sands-Il Grido delle Onde III

Capitolo IV

III. La conchiglia

Stamattina mi sono alzato di buonora, respirando quell'aria fresca che viene dal mare, stiracchiandomi, ancora a mezza via fra sogni e realtà, ascoltando i gabbiani che lanciano i loro richiami dalle scogliere.
Chissà che cosa si dicono? Me lo sono chiesto spesso, durante le mie peregrinazioni intorno a questo grande, seppur infinitesimale sasso scagliato in mezzo all'universo da chissà quali forze, per chissà quali scopi -sempre ammesso ce ne siano, o fossero stati, di scopi. I richiami dei gabbiani, probabilmente hanno a che fare con quegli scopi misteriosi.

E si voltò, seguendo la timida
striscia sottile di Luce, nell’angolo
non profanato da Ombre
del suo occhio benedetto
-ricettacolo di una Grazia,
che forse aveva meritato,
in altri mondi, e ora
custodiva nelle iridi, nei segni
di un passato appena all’inizio,
che già sentiva suo.

E le sorrise, e lei sorrise a lui,
senza parole a disturbare il Senso
di quella pura, piena, perfezione
timida,
senza che suoni, o movimenti
fuori scena, venissero, cercassero,
trovassero.
E la galassia vide la sua stella.
E la galassia illuminò la stella.

In quel momento,
in un altro Universo,

lontano anni luce,
due occhi sussurrarono un sorriso,
una lontana nota di puro amore,
si sollevò dal mare,
volò sopra le onde su una tavola,
e venne fino a Me.”

Decido di fare una breve passeggiata, fino alla scogliera dove, ieri sera, ho visto brillare la luce della torcia, seguita dall'apparizione della ragazza, così per sgranchirmi un po' le gambe prima di prendere la mia tavola e dare il buongiorno alle onde.
E' stato uno strano incontro, a suo modo, quello con Sandy, ma mi ha recato una sorta di serenità, nell'anima. Probabilmente è il sapere di non essere completamente solo, gabbiani a parte, in quest'angolo sperduto di mondo.
Anche se a volte la cerco, la solitudine -e d'altronde non avrei scelto questa vita, fossi uno che ama la confusione-, sapere comunque che un altro essere umano sia lì, a poca distanza, mi dà un senso di sicurezza. Si fa presto a dire “ognun per sé, Dio per tutti”. Alla prova dei fatti chiunque ha bisogno di scambiare una parola, o qualcosa di più importante, con un suo simile.
Mentre mi dirigo verso la bassa scogliera, godendo della soffice sabbia bianca della battigia, la cui consistenza permette di camminarci senza fatica, la mia attenzione viene attirata da qualcosa, là davanti, che brilla sotto il sole del primo mattino, a pochi metri dal punto in cui le onde si frangono sulla spiaggia. Mi avvicino e, giunto all'altezza della cosa, mi chino per guardarla meglio. Semisepolta nella sabbia umida, c'è una conchiglia.
E' grande poco meno del mio pugno chiuso, e mi ricorda una stella, non una di quelle a cinque punte, dell'iconografia classica. Una stella piena di raggi, che partono da un nucleo centrale leggermente allungato, quasi a forma di fuso, e cavo. I raggi sono piccole protuberanze cornee, disposte tutte intorno al corpo centrale, che all'interno appare color rosso, striato da linee madreperlacee. Ha qualcosa di sensuale, questa conchiglia...
Penso subito a Sandy, e quella che la ragazza stava cercando, ieri sera. Impossibile sia la stessa, ovviamente. Però convengo come, questo tratto di mare, sia pieno di tesori naturali nascosti. Naturali e non, a dire la verità, penso, ricordando il sorriso della ragazza che se ne va in giro, la sera, con una torcia a pile, cercando conchiglie sulla battigia.
Se stasera Sandy ricomparirà, come ha detto, le mostrerò la mia. Anche se non è quella che cercava lei, magari le piacerà lo stesso. Torno indietro, verso l'auto, dove mi attende Carmilla, la mia tavola color argento, per una giornata di cavalcate sulle onde, che già di prima mattina si preannunciano buone, sollevandosi per un paio di metri, mentre giungono sotto costa.
E il vento pare aumentare. Ci sarà di che divertirsi, in attesa che arrivi la sera.


Tornai a casa riflettendo, quel surfer mi aveva fatto un effetto strano. Dovevo capire… capire se le sensazioni che avevo provato incrociando lo sguardo ed il sorriso di Ronny, erano dovute al semplice fatto che mi ero autoimposta la solitudine per troppo tempo, o se in lui c’era qualcosa di magnetico, che per qualche ragione celata nelle mie fantasie, mi attirava come calamita al ferro. Quasi fosse lui l'Angelo che mi parlava attraverso i gabbiani!
Fosse stata la prima ipotesi quella giusta? Se fosse stato così, voleva dire che bastava davvero poco -in questo caso la prima persona che mi capitava davanti- per far crollare le barriere intorno al cuore che con tanta fatica avevo cercato di costruire. Quel Margine che mi impediva di essere travolta dalle onde...
E se invece fosse stata la seconda ipotesi a valere? No, non era possibile. Le leggende sono fatte per essere raccontate, non per essere vissute.
Ma sapevo che in entrambe i casi, se avessi frequentato Ronny per tutto il tempo che sarebbe rimasto, poi avrei sofferto per la sua ripartenza.
Quindi decisi che sarei tornata in Spiaggia, durante i giorni della sua permanenza, ma non mi sarei fatta vedere da lui. Non potevo rischiare di affezionarmi a qualcuno che sicuramente sarebbe andato via prima dell’arrivo di un’Onda.
Il giorno dopo quindi andai a White Sands e, nascosta sotto la roccia più bassa della scogliera, restai a guardare affascinata il modo in cui surfava... sembrava in totale simbiosi con le Onde, che domava con una tale facilità, da farmi pensare potessero farlo tutti.
Tornai anche il giorno seguente a vederlo in azione con la tavola: le sue evoluzioni sull'acqua mi prendevano sempre di più. La tentazione di salutarlo, quanto meno, era veramente forte, ma cercavo di far valere la ragione sul cuore, la forza di volontà sulle emozioni.
Il quarto giorno, dopo qualche ora di Surf mattutino, Ronny smontò la tenda e caricò in macchina le sue cose.
Lo salutai col pensiero e un po' di rammarico, quando accese il motore e andò via alzando un fitta nube di sabbia, che osservai mentre lentamente ricadeva sulla superficie di appartenenza come polvere di Luna scrollata da vecchi Libri di Dio.

 

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