15/09/09

Il Fiore Spezzato

 

Il vento si scaglia su di me senza pietà,

tremo, ho freddo, ho paura.

Sono a terra inerme, incapace di respirare,

la forza viene a mancare, il prato su cui giaccio ride di me.

Sento la disperazione che urla il disgusto,

strappando via gli ultimi brandelli

di speranza dai miei pensieri.

Il vento, ancora lui. Ma che vuoi da me?

Perché infierisci riportandomi addosso

l’odore delle parole assassine?

Non ti è bastato divorare l’orrore delle mie grida?

Non sei ancora sazio del mio sangue

condito di sofferenza?

Cessa di soffiare e lasciami in pace. O soffia da un’altra parte, sono stanco di tremare.

Quante api che vedo sopra di me,

danzano e ridono mentre tutto va bene, a parte io.

Una volta mi piaceva, quando baciate

dal sole di primavera,

si poggiavano sui miei petali, e nutrendosi del mio nettare, producevano miele dolce e profumato.

Era bello.

Perché tutt’a un tratto sono diventate dei mostri

che vogliono succhiarmi la vita,

solo per godere nel mio dolore

mentre uccidono il mio essere?

Riecco il vento che torna a torturarmi.

Forse non dovrei prendermela con lui.

Se soffia forte può trascinarmi via di qua, lontano,

in alto.

Forse su rocce di montagna potrebbero ricrescermi le radici.

Lì le api non mi tormenterebbero,

scapperebbero tra le pietre che gli lancerei addosso.

Qui ho solo fili d’erba intorno, indifferentemente sconvolti,

fintamente preoccupati,

che continuano a gustarsi il sapore della terra,

mentre io vomito la vita respirando la polvere alzata da chi mi cammina vicino.

Prima per loro ero solo un fiore, uno dei tanti,

nemmeno si erano accorti della mia esistenza.

Ora sono il fiore spezzato, l’unico,

quello di cui tutti parlano.

Ma perché quando mi passate accanto

mi guardate in quel modo,

 e smettete di mormorare fiumi di parole sporche di me?

Cos’è, compassione? O avete paura che vi

contagi il mio dolore?

Si, bravi, state zitti, ma guardate anche da un’altra parte,

che i vostri occhi fanno male quanto il coltello che mi ha lacerato l’anima.

Sono stanco, ora voglio morire.

E il vento continua a soffiare…

 

lacrimeoz7 rosso

3 commenti:

  1. E' l'uso della prima persona, e l'immedesimazione con un figlio della Natura, un fiore, a rendere questi versi terribili.
    Terribili e bellissimi, anche se una parola come questa non dovrebbe affiorare, commentando una poesia che è un grido contro la violenza.
    Contro ogni forma di violenza. E ognuno deve sentirla colpirgli lo stomaco. Per questo, credo, hai usato la prima persona 'maschile'. Perché la violenza fa le sue vittime ovunque. E il silenzio, o peggio, i mormorii che indicano, come tanti dita puntate, chi della violenza è, o è stata vittima, sono chiodi sulla bara del rispetto, e dell'essere tutti parte dello stesso mondo.
    Hai usato immagini che si accavallano senza tregua, in un continuo raffronto fra il 'prima' e il 'dopo': quello che prima era bello, ora colpisce per la sua incongruità, la sua vanità, quando l'anima non è più in grado di recepire i colori.
    Anche la Natura si rivolta, ed è vedere il mondo da terra, appoggiati col proprio stelo spezzato, al ricordo di quello che avrebbe potuto essere, e non sarà più.
    La scelta di canzone e immagine rende ancora più terribilmente profonda l'esperienza dell'identificarsi col fiore spezzato.

    E' una poesia che grida il suo dolore, chiedendo il proprio riscatto, Samy, e nel mio essere Uomo, mi ha colpito come una mazzata in fondo all'anima.

    Grazie.

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  2. Un pugno nello stomaco che toglie il respiro, un grido che arriva al cervello,che apre le porte alle lacrime, che non potranno ridare vita a quel fiore spezzato.

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  3. ecco, si...anke la scelta della canzone, è quella ke ti fa piegare, kinare.. come lo è quel fiore spezzato, sferzato e nn + amato. ke crudeltà..morire nel dolore. dolorosa è l'indifferenza del vento, dei fili d'erba e delle api...nn + dolci fabbricanti di miele, ma mostri come lo sono le sanguisughe..my sweet friend..l'accorato racconto di questo fiore, dà + di un pugno nello stomaco!! ti abbraccio fes fes:)

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