XII
L’Angelo e la Sirena
Seconda Parte
Dopo aver percorso un lungo e stretto sentiero, dove il fondo non era nemmeno asfaltato, siamo giunti su una strada altrettanto frastagliata, che costeggia una distesa di spiaggia lunga ad occhio e croce un paio di miglia.
Il sole si riflette sul mare chiaro, aumentando l’intensità del calore sul mio viso.
-Spero di prendere almeno un po’ di tintarella, in questi giorni!- dico io ridendo, mostrando il braccio decisamente pallido.
-Con il fattore di protezione alto quanto quello che hai preso, la vedo un tantino difficile!– mi prende in giro Bob, mentre entra con l’auto sulla spiaggia, -che al contatto con le ruote sembra solida e compatta- fermandola tra il mare e la strada.
-Ma io ho la pellina delicata, prevengo le scottature!– rispondo, cercando di giustificare in tono scherzoso il mio acquisto, dandogli uno schiaffetto sul pugno chiuso intorno al freno a mano. Lui ride e scuote la testa.
-Su, usciamo da questa scatola di latta, e godiamoci le ultime ore di sole respirando la salsedine a pieni polmoni!- esclama entusiasta, aprendo la portiera, -Benvenuta nel mio Paradiso!– continua, non appena affondiamo i piedi nei granelli di sabbia, bianca come polvere di luna.
Senza perdere tempo si affretta a svuotare il bagagliaio, col mio aiuto, anche se minimo e limitato alle cose più leggere.
-Ma come hai fatto a scoprire questa spiaggia?- Gli chiedo guardandomi intorno, -Penso che sia l’unica in tutta la California ad avere la sabbia bianca, e il mare verde! Ed è deserta! Sembra davvero un paradiso!- concludo sorridendo, sentendomi onorata dal suo desiderio di condividere quel posto incantevole con me.
-Vedi,- risponde serio, mentre tira giù la tavola grigio-argento dal tettuccio dell’auto, -io sono sempre stato alla ricerca dell’ Onda perfetta… e un giorno, mentre la cercavo, non so come… vagabondavo da queste parti… e senza spiegarmelo, imboccai il sentierino che porta qui, quello stretto che abbiamo preso dalla strada principale… È stato come se avessi avvertito un richiamo, che aveva sentito a sua volta il mio richiamo…e mi sono ritrovato qui… Sembra assurdo, ma è così, credimi!– conclude, mentre io lo guardo ascoltandolo con interesse.
L’espressione impressa sul bel volto angelico, -dai lineamenti sottili, assolutamente non marcati, ma nello stesso tempo virili e decisi- di chi sta raccontando qualcosa che ha dell’incredibile ma vero, evidenzia quello sguardo sincero, dal quale si può ammirare l’anima pura e incontaminata, nascosta aldilà del DNA di chi la contiene.
In questo momento mi fa pensare a un bimbo indifeso, da abbracciare e rassicurare dicendogli che c’è qualcuno che veglia su di lui.
L’impulso di farlo è forte, e cerco di reprimerlo buttando giù una battuta.
-Si, magari era Antinea che ti chiamava dal fondo dell’Oceano!– lo prendo in giro, pentendomi subito di aver lasciato fuggire via la tenerezza ingenua dai suoi occhi, che lo rendeva tremendamente sexy.
-Sciocca!– risponde ridendo, mentre comincia a montare la tenda.
Vorrei dargli una mano, ma visto che l’avrà già fatto centinaia di volte, sarei più un impiccio che altro, quindi cerco di rendermi utile mettendo su un caffè, usando un fornellino saltato fuori come un miraggio, dall’ attrezzatura dell’ Angelo vagabondo in cerca dell’onda perfetta, che si porta dietro ad ogni surfata.
-La tenda è pronta!- esclama soddisfatto dal risultato, -Ho battuto il record del montaggio… ci ho messo appena un quarto d’ora!– dice, guardando l’orologio compiaciuto.
-È pronto anche il caffè…- lo informo, guardando la tenda -E a proposito di caffè…Pensi che gli altri ci daranno per dispersi? Speriamo non si preoccupino…- Gli dico, porgendogli il bicchiere monouso contente il liquido scuro.
-Non credo!- risponde sorridendo -mancheremo solo un paio di giorni… e sono sicuro penseranno che siamo insieme chissà dove… magari saranno anche contenti! - continua ridendo.
Io annuisco senza rispondere, come al solito ha ragione lui!,– Comunque, se vuoi cambiarti, ti do la precedenza, Milady!– aggiunge, facendo un cenno con la testa, indicando la tenda, mentre si sfila la maglietta, -Io intanto comincio a lubrificare la tavola… - conclude, prendendo la paraffina da una delle buste poggiate a terra.
La vista di Bob a torso nudo mi stordisce un attimo, e senza dire niente approfitto della sua offerta andando a nascondermi nella tenda, con la scusa di cambiarmi.
Il tempo di indossare il bikini verde smeraldo, comprato poche ore prima, e sono di nuovo fuori, Bob sta ultimando la lubrificazione, ma quando mi vede, si ferma e resta a guardarmi.
-Cosa c’è?– gli chiedo allarmata e imbarazzata, pensando di avere qualcosa fuori posto.
-Niente… notavo la tua tintarella… complimenti! Non ho mai visto niente di più bianco!- risponde ridendo.
Io non controbatto e abbasso la testa imbarazzata, sapendo che in realtà, non guardava la mia inesistente abbronzatura, ma stava guardando me.
Continua…